Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
/erːaːre huːmanum est, perseːueraːre autem diaboːl
Errare è umano, perseverare è diabolico
Significato letterale e contesto
La frase latina errare humanum est, perseverare autem diabolicum si traduce letteralmente con “sbagliare è umano, ma perseverare (nell’errore) è diabolico”. Tale locuzione sottolinea la comune possibilità di commettere errori e, al contempo, condanna la scelta di chi protrae lo sbaglio senza mai correggersi. È un modo di dire che ricorda come l’essere umano sia incline a cadere in fallo e per quanto sia normale sbagliare, ripetere lo stesso sbaglio è diabolico.
Origini e attribuzione
Questa massima è spesso ricondotta a un’idea analoga presente in diverse fonti latine. Cicerone, nelle Filippiche (XII, 5), scrisse una frase simile, in cui evidenziava che errare è tipico di ogni persona, ma perseverare è proprio di chi non sa correggersi. Anche Livio, nelle Storie (VIII, 35), invita a considerare l’errore umano come degno di indulgenza. Nel contesto cristiano, compaiono espressioni affini in san Girolamo (Epist. 57, 12) e successivamente in sant’Agostino, il quale afferma che cadere in errore è umano, mentre rimanervi per superbia è diabolico. L’attribuzione a Seneca il Vecchio risulta priva di fondamento e probabilmente derivata da un equivoco testuale.