Vae victis

    /vae ˈwik.tis/

    Guai ai vinti

    Vae Victis: Significato e Origini

    Vae victis, tradotto letteralmente, significa "Guai ai vinti". È una celebre locuzione latina attribuita, secondo lo storico romano Tito Livio (Ab Urbe condita libri, V, 48), a Brenno, capo dei Galli Senoni, durante l'invasione di Roma nel 390 a.C. La frase è diventata proverbiale per indicare la dura legge del vincitore, spesso sinonimo del primato della forza sul diritto.

    L'episodio storico

    Secondo il racconto, dopo la sconfitta romana, i Galli imposero ai Romani un tributo d’oro come riscatto per liberare la città. Durante la pesatura dell'oro, i Romani si lamentarono perché i pesi usati dai Galli erano truccati. In risposta, Brenno sfoderò la propria spada, la gettò sul piatto della bilancia e pronunciò le parole Vae victis, sottolineando che il vincitore ha il diritto di dettare condizioni senza opposizione.

    La reazione di Marco Furio Camillo

    La tradizione romana tramanda che Marco Furio Camillo, chiamato come "dittatore", tornò a Roma per affrontare i Galli. Giunto alle bilance, gettò la propria spada per compensare l'iniquità della bilancia, dichiarando: Non auro, sed ferro, recuperanda est Patria ("Non con l'oro si deve riscattare la Patria, ma con il ferro"). Camillo radunò l’esercito romano, sconfisse i Galli e li costrinse a ritirarsi verso la Gallia Cisalpina.

    Uso e significato moderno

    Oggi Vae victis è utilizzata come commento amaro per evidenziare situazioni di sopraffazione, accanimento o ingiustizia da parte di chi sfrutta la debolezza altrui. La locuzione rimane un simbolo dell’implacabilità del diritto del più forte.

    Questa frase rappresenta un ideale opposto a quello espresso da Gloria victis ("gloria ai vinti"), frase che incarna un ideale universale: il rispetto per chi lotta e si sacrifica, indipendentemente dal risultato finale.

    Argomenti:

    Dominio Vittoria Sconfitta