Odi et amo
/ˈo.di et ˈa.mo/
Odio e amo
Odi et amo
Odi et amo (lett. "Odio ed amo") è l'incipit e il titolo del [carme 85] (https://it.wikipedia.org/wiki/Carme_LXXXV) del poeta latino Catullo. Si tratta dell'epigramma più celebre del suo Liber.
Testo
Il carme è composto da un solo distico elegiaco:
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Traduzione:
Ti odio e ti amo. Ti chiederai come io faccia. Non lo so, ma sento che succede e mi struggo.
Come tutte le opere di poesia classica, il carme può essere letto secondo le regole della metrica antica. Di seguito è riportata la corretta scansione del distico elegiaco:
Òdi et a/mò. Qua/re ìd faci/àm, for/tàsse re/quìris.
Nèscio, / sèd fie/rì // sèntio et / èxcruci/òr.
Il contrasto dei sentimenti che l'amore provoca ("Ti odio e, contemporaneamente, ti amo") è un tòpos comune nella letteratura mondiale. Un componimento simile, benché incentrato su amore e assenza d'amore, si trova in un frammento di Anacreonte:
(GRC)
Ὲρέω τε δηὖτε κοὐκ ἐρέω, καὶ μαίνομαι κοὐ μαίνομαι.
(IT)
Amo e non amo, sono pazzo e non sono pazzo.
(Frammento 46, Gentili)
Altre traduzioni
Il carme 85 è stato tradotto diverse volte, sia da poeti che da latinisti. Ecco alcune traduzioni notevoli:
-
Traduzione standard:
Odio ed amo. Perché lo faccia, mi chiedi forse. Non lo so, ma sento che succede e mi struggo. -
Giovanni Pascoli:
L'odio e l'adoro. Perché ciò faccia, se forse mi chiedi, io, non so: ben so tutta pena che n'ho. -
Salvatore Quasimodo:
Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile; non so, ma è proprio così e mi tormento. -
Francesco Della Corte:
Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non so, ma sento che questo mi accade: qui è la mia croce.
Parte della lirica è stata ripresa nel ritornello del brano "Marte" dell’artista Doppio:
Amo ed odio, ed è impossibile. Sotto la mia pelle brucerà, mentre il tuo sguardo divora la mia voce, e il tuo cuore di ghiaccio mi mette in croce.
Analisi
Pur composto da un unico distico elegiaco, il carme racchiude l’intero mondo interiore di Catullo. Il poeta esordisce con un ossimoro ("Odi et amo"), simbolo del suo dissidio interiore: l’amore passionale per Lesbia si scontra con l’odio per i suoi tradimenti. La domanda retorica quare, seguita dalla risposta nescio, esprime l’incomprensibilità di questa lotta interiore.
Un altro termine chiave è excrucior, che significa letteralmente "sono messo in croce". Questo verbo evoca un dolore lacerante, legato alla condanna alla croce, la pena più umiliante dell’antichità romana, riservata a schiavi e ribelli.
Dal punto di vista sintattico, il periodare è lineare: Odi, fortasse requiris e Nescio sono le proposizioni principali, mentre et amo è coordinata alla prima; Quare id faciam è una subordinata interrogativa indiretta, e sed fieri sentio et excrucior sono coordinate alla terza.
Questo breve distico è universalmente riconosciuto come una delle più intense e struggenti poesie d’amore della storia letteraria.