O felix culpa
/o ˈfeː.lɪks ˈkul.pa/
O felice colpa
Felix culpa: significato e contesto
L'espressione "felix culpa", che significa "felice colpa", è attribuita a Sant'Agostino di Ippona, uno dei Padri della Chiesa. Questa locuzione emerge nel contesto della riflessione teologica sul peccato originale e sulla redenzione.
Sant'Agostino elaborò l'idea che il peccato di Adamo ed Eva, pur essendo un evento tragico, abbia avuto un risvolto positivo: rese possibile l'incarnazione e la redenzione operata da Cristo, che altrimenti non sarebbero state necessarie. Successivamente, l'espressione venne ripresa nella liturgia cristiana, in particolare nell'Exsultet, il canto della Veglia Pasquale, dove si celebra il peccato originale come una "felice colpa" che ha meritato un così grande Redentore. Letteralmente, la locuzione latina "O felix culpa" significa "O colpa felice".
La frase, derivata da un'omelia di Sant'Agostino, trova una collocazione specifica nella liturgia pasquale della Chiesa, precisamente nell'Exsultet o preconio pasquale, cantato ancora oggi il Sabato Santo per la benedizione del cero pasquale. La Chiesa definisce "beata" la colpa di Adamo, poiché essa portò agli uomini Gesù, il Redentore:
(LA)
«O felix culpa, quae talem ac tantum meruit habere Redemptorem»
(IT)
«Beata colpa, che meritò tale e così grande Redentore»
(Messale Romano, preconio pasquale, Exsultet)
Anche il catechismo cattolico riprende questa espressione, includendola in una citazione di San Tommaso d'Aquino:
«Nulla si oppone al fatto che la natura umana sia stata destinata a un fine più alto dopo il peccato. Dio permette, infatti, che ci siano i mali per trarne un bene più grande. Da qui il detto di San Paolo: "Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia" (Romani 5,20). Perciò nella benedizione del cero pasquale si dice: *"O felice colpa, che ha meritato un tale e così grande Redentore!"»
Le parole di Sant'Ambrogio sul peccato originale sottolineano come esso sia stato riscattato dal sacrificio di Gesù. L'espressione "felix culpa" è spesso riferita in senso estensivo a errori che, nonostante le apparenze negative, producono conseguenze benefiche, rappresentando un caso positivo di eterogenesi dei fini.