Cum tacent clamant
/kum 'ta.kɛnt 'kla.mant/
Quando tacciono, gridano
Cum tacent, clamant: il significato e il contesto della frase
Traduzione e significato letterale
La frase latina "Cum tacent, clamant" si traduce letteralmente con: "Quando tacciono, gridano". Questo detto sottolinea un paradosso: il silenzio, in alcune circostanze, può essere più eloquente delle parole. Non si tratta di semplice assenza di suoni, ma di un segnale che comunica in modo inequivocabile sentimenti, giudizi o posizioni.
Origine e contesto storico
La locuzione proviene dalla prima delle orazioni di Cicerone contro Catilina (In Catilinam I), pronunciata nel 63 a.C.. In questo discorso, Cicerone, allora console, si rivolge al Senato romano per denunciare la congiura di Catilina, accusato di tramare contro la Repubblica. Nel capitolo 1, paragrafo 21, l’oratore sottolinea che il silenzio dei senatori non è neutrale, ma rappresenta una condanna unanime, tanto chiara da essere paragonata a un grido:
"Tacent; atque adeo probant. Cum tacent, clamant."
(Tacciono; e in questo modo approvano. Quando tacciono, gridano.)
Il valore retorico della frase
Cicerone, maestro della retorica, sfrutta l’apparente contraddizione tra silenzio e grido per rafforzare le sue argomentazioni. Con il verbo clamant (gridano), egli attribuisce al silenzio una forza comunicativa straordinaria, capace di esprimere condanna e disapprovazione senza bisogno di parole. Questa tecnica rientra nella tradizione oratoria romana, che spesso enfatizzava il potere del non detto come strumento di persuasione.
Uso moderno
Oggi l'espressione è utilizzata per indicare situazioni in cui il silenzio o l'assenza di una risposta sono percepiti come una forma di approvazione, dissenso o accusa implicita.